I Giardini Salvi (o Giardino Salvi, detti anche Giardini Valmarana Salvi) sono un giardino pubblico, adiacente alle mura di piazza Castello, in piazzale De Gasperi.
Collocati in centro storico, i Giardini Salvi rappresentano attualmente una delle aree verdi ad uso pubblico meno estese della città.
Il terreno fu acquisito nel Cinquecento dalla famiglia Valmarana, entrata in possesso anche del vecchio castello scaligero adiacente che trasformò in palazzo.
Lo stesso Giacomo Valmarana progettò la sistemazione del giardino come un parterre all’italiana, secondo quanto mostrato dalla veduta settecentesca di Cristoforo Dall’Acqua.
I giardini furono inaugurati nel 1592 da Leonardo Valmarana (data e nome sono riportati nella Loggia Valmarana) e coprivano l'area compresa dal prolungamento dell'attuale corso Palladio e il corso della Roggia Seriola, fossato che sin dal momento dell'apertura fu dotato di un ponticello di legno che ne permettesse l'attraversamento. Aperti al pubblico per volontà di Leonardo, furono in seguito chiusi per un paio di secoli.
Nell'Ottocento il parco fu trasformato in un giardino all'inglese. Solo nel 1909 l'accesso fu nuovamente permesso al pubblico e da allora è spesso sede di mercatini natalizi.
Il giardino dal 2008 ha subìto un radicale intervento di riqualificazione, terminato a febbraio 2009, che lo ha dotato tra l'altro di un percorso per disabili e di un roseto da collezione.
All'interno del parco sono situate due logge in stile palladiano: la prima, seicentesca e a tre fornici, nota come Loggia Longhena, fu voluta da Baldassare Longhena e si erge sul lato occidentale del parco; la seconda, nota come Loggia Valmarana, è strutturata come un tempio esastilo di ordine dorico a cinque fornici, destinata ad essere un punto d'incontro per intellettuali e accademici (almeno secondo il progetto del committente Gian Luigi Valmarana). Fu edificata nel 1591 probabilmente da un allievo di Andrea Palladio. Sull'identificazione di Andrea Palladio come autore della loggia Ottavio Bertotti Scamozzi (1761) esprime forti riserve "perché li membri che la compongono s'allontanano troppo dai precetti palladiani"; Pane (1961) la definisce "assai vicina al Palladio, seppure non sua" e afferma che "La loggia si colloca.... in quella zona di incertezza...per noi inevitabilmente segnata"; Cevese (1980) riprende una ipotesi di Bressan e parla di "scuola palladiana". La Loggia Valmarana è inserita dal 1994 con gli altri monumenti palladiani nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Il portale che costituisce l'ingresso principale e monumentale al parco (il secondo si trova al di là della Seriola, sul lato opposto), detto "arco del Revese", a ricordo di un arco trionfale di dimensioni maggiori che era stato fatto erigere nel 1608 da Pier Paolo Battaglia, Capitano di Vicenza, lungo l'attuale Viale Roma, ed attribuito all'architetto Ottavio Bruto Revese. In occasione di una visita di Benito Mussolini nel 1938, per far passare il corteo fascista, tale monumento fu demolito.
Lungo il corso della Seriola, nello spazio tra la roggia e le antiche mura di cinta, dove un tempo erano collocate delle serre fatte costruire da Leonardo Valmarana nel 1583, sorgono dal 1947 i due padiglioni della vecchia fiera campionaria (in seguito trasferita nella zona industriale), su progetto dell'architetto Sergio Ortolani (autore anche delle chiese di San Carlo e San Giuseppe a Vicenza).
La vegetazione lussureggiante è molto diversificata e consta principalmente di squamiformi, aghifoglie e latifoglie: si distinguono quindi rispettivamente esemplari di cipresso di Lawson, cipresso dell'Arizona e ginepro; esemplari di abete argentato, abete rosso, cedro dell'Atlante, cedro dell' Himalaya, cefalotasso, cipresso calvo, pino domestico, pino himalayano, pino nero, tasso e tassodio; infine esemplari di acero palmato, ailanto, albero dei tulipani, albero di Giuda, aucuba, bagolaro, carpino bianco, crespino, faggio, frassino, ginkgo, ippocastano, leccio, ligustrello, ligustro giapponese, magnolia, olmo campestre, olmo ciliato, pioppo bianco, platano, salice piangente, sambuco, spirea, tiglio comune e tiglio ibrido.
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