Questo edificio fu costruito per Giovanni Battista Pitteri, ma dopo poco tempo (forse già in fase di costruzione) lo stabile fu acquistato da Carlo d’Ottavio Fontana, ricco esponente della vita economica triestina. Nel 1808, Fontana inaugurava in questa sede un albergo, come annuncia la locandina pubblicitaria in quattro lingue. Dal 1948 è proprietà del Banco di Sicilia, che nel 1974 ha trasferito ivi la sua sede. L’impianto generale, realizzato con elegante maestosità, manifesta caratteristiche molto vicine al linguaggio di Matteo Pertsch [Wolfgang Bensch in un suo saggio del 1974, infatti, riporta di aver scoperto documenti che attesterebbero la paternità di questo edificio al Pertsch, il quale nel 1807 faceva richiesta ed otteneva permesso per costruirlo. Il progetto però non si conserva negli archivi locali, ma da un'analisi stilistica tale attribuzione sembra molto plausibile].
L’edificio sviluppa le sue fronti su tre vie, volgendo la facciata principale sulla via Roma. La facciata principale presenta l’inserimento di pannelli a rilievo, interrotti dall’intersezione delle lesene e lo sviluppo di un alto basamento in cui viene inserito il primo piano, con la conseguente connotazione distintiva del secondo, è nota caratteristica del linguaggio di Pertsch, riscontrabile anche in altre sue opere.
Il prospetto si sviluppa nella sua ampiezza ritmato da tre nuclei decorativi, individuati dagli specchi rientranti ornati di bassorilievi e lesene ioniche lisce di ordine gigante. Queste si impostano sulla larga fascia marcapiano, che corre lungo tutto l’edificio in corrispondenza delle balaustre in ferro battuto a finto balcone.
Sui lati brevi, pur mancando il motivo delle lesene, permane l’effetto coloristico realizzato con semplicità quasi geometrica nella riproposta dello specchio rientrante diviso dal pannello a rilievo continuo. Un cornicione molto aggettante separa l’ultimo piano (probabile intervento in corso d’opera), dove tutte le finestre sono inserite in specchi quadrati rientranti con un risultato di estrema vivacità. La densità di ritmo delle aperture, dovuta forse all’originaria destinazione dell’edificio ad albergo, rende molto piacevole lo svilupparsi del discorso decorativo cui partecipa, recando all’insieme un effetto di dinamica scansione.
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