È ormai entrata nell’uso comune l’attribuzione di questo edificio all’architetto Matteo Pertsch, come riportano tutti gli autori che trattano dell’argomento, ma negli archivi locali non esiste il progetto originale del Pertsch. Sono invece documentati interventi di ampliamento di de Puppi (1831) e di Buttazzoni (1832-33).
L’edificio era datato al 1818 da vari autori, fino a che nel 1976 Wolfgang Bensch riporta le date 1804, 1805 o quanto meno il 1806 indicando la fonte della notizia nei documenti dell’Archivio di Stato di Trieste.
Matteo Pertsch è l’architetto che maggiormente ha influenzato i modi del costruire nella prima metà dell’Ottocento in Trieste e la Rotonda è la sua opera più eloquente.
Pertsch, nel progettare la Rotonda, non ha a disposizione lo spazio razionalmente suddiviso dei lotti del Borgo Teresiano, ma un tessuto urbano frammentario, irregolare a ridosso della città murata; deve costruire in un lotto a cuneo altimetricamente malagevole.
La facciata Pertsch disegnerà sull’angolo acuto del lotto un tempio semicircolare con ordine gigante e capitelli ionici il quale può essere letto anche come una facciata piegata di un tempio prostilo.
L’ordine gigante sostiene una cornice molto spessa. Le colonne sono addossate al muro nel quale sono ritagliate tre porte finestre con balaustre tra i basamenti delle colonne stesse, e nella parte superiore, degli altorilievi a rappresentare scene di ispirazione greco-romana, con evidenti intenti didascalici (Coriolano, Lucrezia, Sacrificio di Ifigenia).
Le colonne esterne non vengono addossate alla facciata laterale, ma tenute staccate sì da far emergere la reciproca autonomia pur nella continuità stilistica e formale. Ad accentuare questa relazione/esclusione, questa pausa, Pertsch colloca nello spazio tra colonna e muratura delle facciate laterali con statua postasu di un basamento per chiudere il ritmo delle tre balaustre che collegano i basamenti delle colonne.
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