La famiglia Costanzi commissiona a Pietro Nobile un progetto per un fondo di proprietà dalla metà del ’700. Lo studio presenta non pochi problemi sia per la varietà del terreno sia per il rinvenimento dei resti archeologici di un porto romano.
Poco prima della partenza per Vienna, Nobile progetta, secondo la memoria locale un edificio per Giobatta Costanzi, cancelliere di sanità. Nel 1840 subentra un altro proprietario, Daniele Caroli, che chiama l’anno dopo l’architetto Valentino Valle per aggiungere una parte dell’edificio a quella già esistente dal 1817 secondo lo stesso modello. Otto anni dopo Panajotti Giorguli acquista tutto il complesso che ora è adibito a uffici comunali e in una parte del pianterreno a sala di esposizioni.
Una soluzione urbanistica discutibile e un intervento di restauro traumatico hanno alterato l’aspetto originario dell’edificio che a tutt’oggi, peraltro, mantiene nelle sue linee compositive una sua sobria dignità.
Le facciate verso piazza Piccola e alle due estremità dell’edificio sulla via della Muda Vecchia presentano al piano terra tre semplici aperture per lato, sovrastate da tre oculi di palladiana memoria. Al primo piano un balcone con tre portali ad arco su un paramento murario a leggero bugnato; al piano superiore tre finestre sovrastate da una decorazione a bassorilievo e fiancheggiate da due colonne doriche con capitello, che seguono il modello del Partenone di Atene; all’ultimo piano una fila ulteriore di finestre. Il resto dell’edificio mostra sei paraste doriche, una serie di finestre e al di sotto un’altra serie di aperture a pieno centro.L’estrema pulizia del prospetto, che nulla concede al fattore decorativo, risente di una certa classicità filtrata attraverso lo studio dell’antico in Palladio.
Negli interni degna di nota è la scala principale. A pianta quadrata e prospiciente un ambiente semicircolare, ha due colonne di ordine dorico al piano terra e al primo piano e altrettante di ordine ionico al secondo. Qui l’autore, a differenza degli altri progetti, fa ricorso a colonne con capitelli che seguono le indicazioni dei teorici cinquecenteschi sull’uso degli ordini.
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