La sede del Comune di Padova. Proprio di fronte alla sede universitaria di Palazzo Bo, sorge il Palazzo del Comune di Padova, costituito dall'accorpamento, in epoche successive, di diversi palazzi: il cinquecentesco Palazzo Moroni (che per tradizione denomina tutto il complesso degli edifici) che si affaccia su Piazza delle Erbe e si congiunge al Palazzo della Ragione, i medievali Palazzo del Consiglio e Palazzo degli Anziani, congiunti dalla Torre che domina Piazza della Frutta, e l'ala Moretti-Scarpari, costruita tra le due Guerre Mondiali su Via VIII Febbraio per divenire sede dei nuovi uffici del Municipio.
L'ex Palazzo del Podestà è stato ristrutturato completamente nel XVI secolo dall'architetto Andrea Moroni, dal quale ora prende il nome, e rappresenta uno degli esempi stilistici più ragguardevoli presenti nel Veneto. Il maestoso edificio rinascimentale contiene al primo piano il cortile pensile, raggiungibile sia dalla scala coperta posta quasi all'ingresso di Via del Municipio, sia dallo scalone che congiunge il palazzo ai piani alti degli edifici medievali e al Palazzo della Ragione. I lati che si affacciano su Via del Municipio e Piazza delle Erbe sono in marmo bianco e si articolano in due ordini, separati da una balconata che corre lungo tutta la sua lunghezza e sulla quale si aprono una serie di ampie finestre con volta a tutto sesto, divise da colonne. Sono ornati con stemmi e simboli di diversi Podestà, tra cui si possono notare quelle di Domenco Gritti, che occupa una finestra intera, e l'obelisco sulla sommità angolare, che reca le iniziali e l'insegna di Nicola Da Ponte. Nell'angolo sud occidentale si congiunge con una estensione dei primissimi anni del '900 sorta sopra l'area del Fondaco delle Biade.
In epoca comunale, quando fu introdotta la figura del Podestà, questo ruolo aveva termini e regole ben precise. A differenza del Consiglio degli Anziani, i cui membri erano eletti e facevano parte della comunità, il Podestà doveva obbligatoriamente essere un forestiero. In cambio dell'alloggio per sé e la famiglia e di un discreto compenso (circa 80 volte quello di un operaio generico), doveva stipendiare e pagare tutte le spese per un gruppo di 35 collaboratori, tra cui quattro giudici del tribunale criminale e tre militi, tutti pure forestieri, che si trasferivano in città con le famiglie per il periodo del mandato. Nessuno, nemmeno i familiari, potevano in alcun modo ricevere regali, donazioni, avere credito o acquistare proprietà e terreni da nessun padovano, nemmeno accettare un invito a pranzo.
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