Aquileia
Un salto nel passato
Visitare Aquileia è come fare un viaggio indietro di duemila anni per immergersi nella storia e nella civiltà romana. Fondata nel 181 a.C. come colonia, fu subito un centro di importanza strategica per la conquista dei territori danubiani e la difesa dei confini orientali. La città si sviluppò grazie all’agricoltura, all’allevamento di bestiame e al fiorire di botteghe e laboratori artigiani, divenendo ben presto un importante crocevia commerciale sia con l’oriente che con l’Europa settentrionale.
Attraversata dal fiume navigabile Natissa-Torre, la città fu uno dei maggiori empori dell’impero e, proprio grazie al suo famoso porto fluviale, vide giungere e partire merci pregiate, tra cui il ferro austriaco e i pellami nordici, così come i tessuti e le spezie orientali. Grazie all’opera del vescovo Teodosio, che dopo l’editto di Costantino (313 d.C..) fede costruire la grande Basilica, a partire dal IV secolo Aquileia divenne uno dei più importanti centri della cristianità.
L’invasione barbara prima, le devastazioni ad opera di Attila nel 452 e infine la discesa dei Longobardi che fecero di Cividale del Friuli la loro capitale nella seconda metà del VI secolo, segnarono il progressivo declino della città. Fu solo nel medioevo, la così detta età dei patriarchi, che Aquileia ritrovò gradualmente il suo splendore come feudo del Sacro Romano Impero e successivamente sotto la Repubblica di Venezia. Passata da vari domini in epoca moderna, fu solo al termine della Prima Guerra Mondiale che entrò a far parte del Regno d’Italia. Il grande complesso della Basilica, le aree archeologiche all’aperto e i musei nazionali permetteranno di trascorrere un’intera giornata alla scoperta degli antichi fasti della città.
Capitando ad Aquileia intorno alla metà di luglio, è possibile calarsi ancor più nella cultura romana che rivive ogni anno nel centro storico con la ricostruzione del “castrum” (l’accampamento militare romano), delle botteghe artigianali e della storica battaglia tra romani e celti messa in scena da numerosi figuranti. Un “mercatino romano” offre inoltre la possibilità di acquistare souvenir veramente originali mentre alcuni dei ristoranti cittadini propongono piatti tipici della cucina romana secondo il ricettario dell’antico Apicio.
E’ nella notte tra il 5 e il 6 gennaio che si può invece assistere alla “Cabossa”, l’accensione di roghi nelle aie antistanti le case contadine; la tradizione vuole che ogni famiglia, raccolta intorno al fuoco bevendo vin brulè, tragga gli auspici per l’anno appena iniziato interpretando la direzione presa dal fumo che sale nella notte.