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Eleganza e tradizione

Luminoso e scintillante con il sole, struggente e misterioso con la pioggia; questo è il segreto dell’attrazione che il Lago di Como ha sempre esercitato sui suoi visitatori. L’incredibile unione di acque cristalline, con verdeggianti pianure della Brianza segnate dal passaggio dei fiumi Adda e Lambro e un’alternanza armoniosa di vette imponenti e dolci colline, fanno di questo lago di origine glaciale, il più profondo d’Italia, un vero paradiso. La zona è ricca di querce e castagni nella zona collinare, di abeti, larici e pini mughi in montagna, mentre verso le cime più alte si trovano ginepri e rododendri.

Il bacino si divide in tre parti: a sud-ovest il ramo di Como, a sud-est il ramo di Lecco e a nord il ramo di Colico. Oltre a Como e Lecco, meritano una visita Cernobbio, Bellagio, Tremezzo, Menaggio, Colico, Dervio e Varenna. Il bacino è circondato da numerosi piccoli borghi arrampicati sui pendii delle montagne e ovunque si possono ammirare bellezze architettoniche e artistiche, abbazie e basiliche, ville e giardini dalla storia antica, parchi e riserve naturali. Antichi insediamenti, fortificazioni e baluardi, musei e chiese creano un insieme architettonico affascinante dal punto di vista storico, religioso, culturale e artistico.

Abitato sin dall’età del Bronzo, dopo la dominazione dei Galli che costruirono castelli e fortificazioni, il territorio fu dominio dei Romani che gli diedero il nome Larius (Lario). Due famosi abitanti comaschi vissuti nel I secolo dopo Cristo, Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, testimoniarono la crescente ricchezza della cittadina divenuta una delle principali vie commerciali tra l’Italia e l’Europa centrale. Tra il Settecento e l’Ottocento si cominciarono a costruire numerose ville per il soggiorno della nobiltà italiana e straniera. Le splendide dimore contribuiscono a dare eleganza al territorio e ancora oggi portano in sé il ricordo dei personaggi che le hanno abitate: nobili, conti, scrittori e musicisti, anche di fama internazionale. Fra i tanti: Silvio Pellico soggiornò a villa Balbianello, Liszt passeggiò tra i viali di Villa Melzi a Bellagio, Gioacchino Rossini fu ospite a villa Pliniana a Torno, Vincenzo Bellini trovò il suo rifugio d’amore tra Villa Salterio e Villa Passalacqua a Moltrasio, Foscolo trovò ispirazione a Villa Celesia per la scrittura delle sue Grazie. Dopo l’unità d’Italia il territorio conobbe un periodo di discreta ricchezza grazie allo sviluppo dell’industria serica e metalmeccanica. La lavorazione dei metalli è ancora una delle tradizioni artigianali più tipiche.

Il territorio del lago è luogo ideale per praticare diverse attività sportive: mountain bike, trekking ed equitazione e, grazie alla breva, il vento termico che soffia sul bacino, gli appassionati di wind surf, vela sci d’acqua hanno di che divertirsi.

La tradizione gastronomica della zona consente al buongustaio di spaziare tra tre diverse tipologie di cucina. La cucina del Lago, il cui ingrediente fondamentale è il pesce preparato in numerose specialità. Fra tutte il risotto con i filetti di pesce persico, il “piatto nazionale” del Lario, il pesce in carpione, fritto e poi marinato in aceto, cipolla, alloro, il fritto misto di lago con alborelle, agoni, bottatrice, filetti di persico e lavarello, la zuppa alla Tremezzina, con luccio, trotella, cavedano, bottatrice e persico. Infine i “misultitt” (missoltini), gli agoni pescati tra maggio e giugno, fatti essiccare al sole e poi lasciati a riposare sotto pressione in una mistura di sale e alloro all’interno di particolari contenitori detti missolte, che si assaporano dopo una veloce cottura alla griglia, un filo d’olio e aceto, accompagnati da polenta abbrustolita e vino rosso. La cucina di montagna, antica e povera, ruota intorno alla polenta che si declina in varie preparazioni: la polenta “vuncia”, con formaggio, burro e aglio; la “balota”, palline di polenta con cuore di formaggio; il “tocc”, polenta di farine diverse con burro e formaggio. A questi si aggiungono anche altri piatti, come l’“urgiada”, orzo perlato cotto sul fuoco e nel fumo del camino; la “furmentada”, minestra di frumento della Val d’Intelvi con cotenne di maiale; il “mataloch”. Di rilievo anche la cucina di pianura che ha origine nella tradizione della Brianza e in cui dominano i grandi piatti di carne: la “verzata” (o “cazzoeula”, “casoela” ecc), la busecca o foiolo, la polenta e uccelli, i cotecotti con fagioli, la “rustisciada”, piatto tipico brianzolo fatto con lombo di maiale e salciccia rosolati con cipolle. Anche i dolci affondano le radici nella tradizione povera e contadina. Da provare i “nocciolini” di Canzo, la “miascia” con pane raffermo, latte, uova, zucchero, burro, mele o pere, pinoli e uvette, il masigott di Erba, con farina bianca e di grano saraceno, zucchero, burro, uova, uvette, pinoli, arancia candita e lievito. Apprezzata anche la produzione di miele, in particolare di castagno e di acacia. Il territorio offre anche frutta secca, funghi, salumi (filzette ed i cacciatorini), castagne, e una grande varietà di formaggi, tra cui Casera, taleggio, ricotta caprini, e un ottimo burro.

La tradizione popolare è alla base delle feste e delle ricorrenze che si tramandano da una generazione all’altra. Vi si trovano, infatti, eventi di carattere storico, culturale, religioso. Molto famosa è la festa di “Pesa Vegia”, che si tiene ogni anno a Bellano durante le festività natalizie e che da 400 anni, tra sacro e profano, mette in scena l’arrivo dei Magi con sorprendenti costumi, dà spettacolo con la corsa delle Pese per le vie del paese e incanta con il falò sul molo. A Premana, piccolo borgo montano, gli abitanti del paese raccontano gli antichi mestieri ormai scomparsi durante la manifestazione "Premana rivive l'antico" che si volge nel mese di ottobre. Molto belle anche le rievocazioni in costume della Como medievale, il Carnevale di Schignano, la Sagra di San Giovanni all’Isola Comacina e la Festa del Lago a Varenna.