Gli xenodochi, ossia ospizi per pellegrini e forestieri, erano sorti a Padova nel Medioevo, generalmente su iniziativa di religiosi e grazie alla generosità di privati, ma non esisteva un vero nosocomio in grado di curare e assistere i poveri.
La prima struttura di questo tipo si deve alla illuminata generosità di due illustri personaggi appartenenti alla cerchia degli intimi dei Carraresi, Baldo de' Bonaffari e Sibilia de' Cetto. I loro volti, affiancati nella lastra tombale, sono ora visibili nel portico dell'Ospedale Giustinianeo.
Sibilia, figlia del ricco Gualperto de' Cetto, aveva sposato in prime nozze Bonacorso Naseri, morto in carcere per aver prestato servizio presso i Visconti. Nel 1393 Sibilia aveva vinto la causa contro il suocero, che voleva intestare a sé tutto il patrimonio del figlio, e aveva sposato Baldo de' Bonaffari da Piombino, consigliere e referendario di Francesco Novello, andando così ad abitare nel Palazzetto Bonaffari, situato davanti al Duomo. Nel 1413 Baldo e Sibilia chiesero al doge Michele Steno e al vescovo Pietro Marcello l'autorizzazione a costruire un ospedale in un terreno di loro proprietà, nella contrada di Pontecorvo, davanti alla chiesa di Santa Margherita. Accanto all'Ospedale si trovavano le officinae, cioe le stanze per i frati Osservanti. Era il primo nucleo di quello che sarebbe diventato un grande convento. Nel 1416 Baldo e Sibilia chiesero l'autorizzazione a costruire una nuova chiesa presso l'Ospedale.
Sembra che, com'era consuetudine tra i signori dell'epoca, Baldo e Sibilia avessero praticato l'usura, ma è certo che dedicando l'ospedale, il convento e la chiesa a San Francesco, avevano messo a disposizione della città il loro enorme patrimonio. L'Ospedale rimase in funzione fino al 1798.
Sei del posto? Cosa ne pensi di Chiesa di San Francesco?
Loggati per suggerirlo!