Il Tergesteo sorse tra il 1840 e il 1842. E’ senza dubbio una delle ultime opere appartenenti alla produzione civile di stile neoclassico che ormai stava sfociando nell’eclettismo.
Il Tergesteo si pone a cavallo fra l’edilizia pubblica e privata poiché, sebbene nato per iniziativa di una società di azionisti (“Società del Tergesteo”), sorse, con l’intento di servire come luogo adatto al commercio e come punto di incontro della popolazione, non a caso infatti viene collocato accanto al Teatro e alla Borsa, gli edifici più rappresentativi della vita economica e culturale cittadina, nei confronti dei quali si pone quasi come punto d’unione.
La struttura a crociera della galleria interna, inoltre, un tempo aperta su tutti e quattro i lati, accentua il suo carattere di nodo urbanistico, quasi riproponendo, in un edificio moderno, la funzione degli antichi incroci viari, dei fori romani, talvolta coperti, presso i quali si svolgeva la vita pubblica degli antichiTuttavia la galleria del Tergesteo, aperta nel 1842, solo per un anno rivestì la funzione per la quale era sorta, perché non tutti i negozi poterono essere affittati ed altri fallirono. La Società committente affittò tutto il pianterreno alla “Società dei Commercianti” che, oltre a tenervi le proprie riunioni, dal 1844 vi trasferì la sede della Borsa.Dal 1842 al 1883 fu sede del Lloyd Austriaco, dalla cui tipografia, che aveva sede all’ammezzato, uscirono importanti pubblicazioni, fra cui la “Favilla” e l’”Osservatore Triestino”.
Durante la seconda guerra mondiale la galleria fu requisita ed adibita a deposito, cosa che peggiorò la sua situazione già precaria, cui pose fine il restauro del 1957, realizzato dall’architetto Alessandro Psacaropulo.
La sua opera si svolse in due direzioni: sostituzione dell’antica copertura a spioventi che, nonostante il suo valore storico, non poteva essere ripristinata per motivi statici, e restauro delle superfici murarie.
Per la copertura – abbassata con conseguente eliminazione dell’ammezzato della galleria – egli scelse una volta a sesto ribassato in vetro-cemento con le parti terminali a padiglione e cupola centrale con diffusori in vetro di forma quadrata che alleggeriscono la copertura e portano la luce naturale all’interno. Questa soluzione, nonostante la sua modernità si accorda tuttavia con le forme ottocentesche dell’invaso murario sottostante, rimasto pressoché inalterato con l’intervento di restauro. Un cornicione sporgente in cemento decorato inferiormente a forme astratte dal pittore e scultore triestino Carlo Sbisà, completa l’insieme nel quale si aprono moderni negozi, alcuni dei quali rifatti dallo stesso Psacaropulo.
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