La cattedrale di San Pietro Apostolo è il principale luogo di culto di Treviso e sede della diocesi locale. Consacrata a san Pietro Apostolo, si affaccia su piazza del Duomo.
Le sue origini risalgono all'età paleocristiana (VI secolo) e fu costruito in un'area centralissima della città dove, come testimoniano i reperti, sorgevano un tempio, un teatro e, forse, delle terme.
Tra l'XI e il XII secolo, per iniziativa del vescovo Rotario, l'area assunse l'impianto attuale e lo stesso Duomo fu modificato secondo lo stile romanico (di questo periodo è la cripta).
Nel 1760-82 l'edificio fu ricostruito in stile neoclassico da Andrea Memmo e Giannantonio Selva, seguendo il progetto dell'architetto castellano Giordano Riccati. La facciata risale alla prima metà dell'Ottocento, opera di Francesco Bomben e Gaspare Petrovich.
Sul finire del XX secolo si pose mano al cosiddetto adeguamento liturgico che comportò la riorganizzazione degli ambienti presbiterali e la costruzione di un nuovo grande organo. Il tutto fu inaugurato per il Giubileo del 2000. Successivamente fu anche ricostruito, verso l'interno, l'antico portale quattrocentesco smontato con la costruzione dell'odierna facciata.
Il Duomo è caratterizzato da sette cupole, cinque poste nella navata centrale ed altre due che chiudono le cappelle. La facciata attuale, progettata e completata nel 1836 da Francesco Bomben e dall'ingegnere comunale Gaspare Petrovich, è costituita da un’ampia scalinata coronata da un imponente pronao a sei colonne ioniche.
Ai lati della scalinata sono posti i due leoni stilofori in marmo Rosso di Verona che reggevano il protiro dell'edificio romanico. Un altro reperto dell'età romanica ancora esistente è l'antico portale, ritrovato nella corte delle Canoniche Vecchie e ricostruito all'interno, addossato alla contro facciata, nel 2005. Sul lato destro dell'edificio, verso Calmaggiore, si può notare un bassorilievo romano raffigurante una baccante inglobato nella muratura.
L'interno si presenta a tre navate, con cappelle laterali e tre absidi finali; sotto di essi l'antica cripta con le tombe dei vescovi della città. Nel tempio sono sepolti i santi martiri Teonisto, Tabra e Tabrata, San Fiorenzo e San Vendemiano: nell'altare prossimo alla cappella del Santissimo Sacramento si conservano le spoglie del vescovo della città beato Andrea Giacinto Longhin, trasferitovi dalla cripta in occasione della beatificazione, mentre presso il primo altare in cornu Epistulae dall'ingresso si trova visibile il corpo del beato Arrigo da Bolzano, morto a Treviso nel 1315. Nello stesso altare dov'è sepolto il beato Longhin, sono poste le spoglie di san Parisio, monaco camaldolese morto a Treviso nel 1267.
Al centro si trova l'altare maggiore e dietro, un presbiterio profondo quanto la navata caratterizzato da diversi apparati decorativi quali l'affresco del catino absidale raffigurante l'Immacolata, dell'artista trevigiano Antonio Beni, o gli stalli del coro, dedicati ai canonici e ai presbiteri durante le grandi concelebrazioni episcopali.
L'altare, consacrato dal Vescovo Paolo Magnani nel 1999, è costituito dal primitivo sarcofago che conteneva la spoglie del beato Arrigo da Bolzano, del XIV secolo, mentre la cattedra e l'ambone sono nuovi, realizzati dallo scultore lombardo Mario Rudelli.
Il complesso absidale si deve all'intervento di Pietro Lombardo e figli, autori del vecchio altare maggiore, conservante le spoglie dei martiri Teonisto, Tabra e Tabrata e anche del monumento del vescovo Giovanni Dacre noto anche come Zanetto (1486), posto sulla parete di sinistra. Di fronte a quest'ultimo, il monumento a papa Alessandro VIII Ottoboni, opera barocca di Giovanni Bonazza realizzato tra il 1689 e il 1693.
Al termine della navata sinistra, a destra dell'altare maggiore, la cappella del Santissimo Sacramento (XVI secolo) ospita la tomba del vescovo Niccolò Franco (XV secolo), il quale, con l'ausilio dei francescani, fondò a Treviso il Monte di Pietà.
Nel vestibolo campeggiano le armi del vescovo Bernardo de' Rossi, che la commissionò ai M. Antonio e Pietro tajapria, come di legge nella lapide posta sotto lo stemma, tra il 1501 e il 1514. Notevole per le decorazioni di gusto rinascimentale è il monumento funebre del vescovo Nicolò Franco, scolpito nel 1501 da un artista di scuola lombarda. Nell'abside l'affresco del Pantocratore di Pier Maria Pennacchi realizzato nel 1511, mentre nei pennacchi della cupola le effigi dei quattro evangelisti a bassorilievo realizzate da Lorenzo Bregno.
Al termine della navata destra e sulla sinistra dell'altare maggiore, accanto alla sacrestia, si trova la cappella Malchiostro, preceduta da un piccolo vestibolo, rialzato rispetto al livello della chiesa. Nel vestibolo, degne di nota anche l’Adorazione dei pastori e la Pala di San Lorenzo di Paris Bordone, la Madonna del fiore di Girolamo da Treviso (1487) e l’Assunzione della Vergine di Domenico Capriolo.
Sulla parete destra del vestibolo si può vedere l'Arca sepolcrale del vescovo Castellano Salomone, risalente al 1322 ed opera di un artista veneziano con importanti influssi toscani.
La cappella del Malchiostro risale al 1520 e fu commissionata da Broccardo Malchiostro, segretario del vescovo-umanista Bernardo de Rossi. Progettata da Tullio e Antonio Lombardo, la cappella ha una struttura quadrata con cupola, in perfetto stile rinascimentale; fu concepita in tale modo proprio in funzione delle pitture che si volevano realizzare, che, infatti, vennero affidate ai due più moderni pittori veneti dell'inizio del XVI secolo: il Pordenone e Tiziano ed il risultato finale è uno dei principali complessi della pittura rinascimentale veneta.
Tiziano, che da pochissimo tempo era diventato il pittore ufficiale della Serenissima Repubblica, dipinse per primo la Pala dell'Annunziata, ponendo in primo piano la figura della Madonna, mentre l'Angelo giunge dal fondo, da dove le nubi sono squarciate per lasciar passare la luce solare. In fondo, seminascosto, vi è la figura del canonico, committente dell'opera, che sembra spiare l'intera scena.
Il Pordenone affrescò, invece, le pareti e la cupola; sono presenti:l'Adorazione dei Magi, sulla parete sinistra,la Visitazione, sopra il precedente affresco e, secondo la tradizione, realizzato in una unica giornata,il Sogno di Augusto, nel catino absidale, purtroppo danneggiato dai bombardamenti del 1944,il Padre Eterno, nella cupola, andato completamente perduto in seguito ai bombardamenti,Santi e Dottori della Chiesa in finte nicchie ed oculi.:,,,Gli affreschi del Pordenone furono realizzati subito dopo il suo soggiorno romano e, secondo alcuni storici dell'arte , sono influenzati dalle grandi opere romane contemporanee, come la cappella Sistina michelangiolesca o la cappella Chigi di Santa Maria del Popolo. In ogni caso questi affreschi rappresentano il risultato del primo contatto tra la pittura veneta e i capolavori del primo Rinascimento romano.
In una nicchia del tamburo della cupola è collocato il busto in terracotta del vescovo Bernardo de Rossi, lavoro attribuito ad Andrea Briosco detto il Riccio e risalente al 1520 circa. La cappella è completata da balaustre in pietra traforata e da alcuni stalli in legno intagliato.
Molte le opere poste nelle navate. Tre queste, nell'altare di santa Giustina una pala del 1530 di Francesco Bissolo raffigurante Santa Giustina tra i santi Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria e un donatore, in una nicchia nel secondo pilastro della navata sinistra la statua della Madonna col Bambino di Tommaso Lombardo e, posto simmetricamente rispetto la precedente, un bassorilievo di Lorenzo Bregno che reppresenta la scena della Visitazione.
È l'ambiente più antico della cattedrale, suddiviso in tre navate, irregolari a causa degli interventi quattrocenteschi, da 68 colonne sovrastate da capitelli di diversa foggia. Il sovrastante presbiterio è sorretto da quattro grossi pilastri in muratura. La cappella principale è introdotta da due pilastri monoliti in marmo rosso di Verona di base ottagonale di epoca longobarda.
Nell'abside è collocata l'Arca di San Liberale, soldato romano originario della vicina Altino, convertito al cristianesimo e fattosi eremita, è ora il patrono di Treviso. L'arca poggia su di un prezioso pavimento in maiolica policroma con motivi vegetali. Si tratta probabilmente di un lavoro di una bottega veneziana e risale alla metà del XVI secolo.
Frammenti di affreschi si riscontrano ancora nei soffitti e nelle pareti e sono databili tra il XIII e il XIV secolo, mentre nella cappella in fondo alla navata in cornu Evangelii, quella in cui riposano gli ultimi vescovi diocesani, si trovano elengantissime grottesche risalenti all'epoca del vescovo Francesco Corner.
Per quanto riguarda la storia degli organi del Duomo di Treviso, vi sono documenti che ne attestano l'esistenza risalenti al 1364.
Il primo organo, collocato presso l'attuale altare di Pio X, fu costruito da tale Mastro Lorenzo dai Organi. Rifatto pressoché completamente nel 1436 da frate Nicolao de Alemania e nel 1481 da fra Urbano da Venezia, fu definitivamente sostituito nel 1769 per opera del grande organaro Gaetano Callido.
Questo strumento, rimodernato da Giacomo Locatelli nel 1876, fu rimpiazzato nel 1915 da un nuovo grande organo di Giovanni Tamburini (posto nel fondo dell'altare maggiore), a sua volta dismesso e trasferito presso l'arcipretale di Trebaseleghe in favore dello strumento attuale.
Di notevole importanza è l'organo monumentale, costruito dalle ditte Kuhn e Hradetzky nel 2000, in occasione dell'Anno giubilare; a trasmissione meccanica, è dotato di tre manuali di 58 note ciascuno e di una pedaliera dritta di 30 note, per un totale di 51 registri sonori (49 reali).
Lo strumento è collocato nella nicchia laterale sinistra ed è caratterizzato da un prospetto ispirato a quello degli antichi organi di scuola italiana.
La tozza mole del campanile, contiguo al romanico battistero di San Giovanni (XIII secolo) deve la sua incompletezza, secondo la tradizione, all'opposizione dei Dogi di Venezia onde impedire che potesse superare in altezza quello della basilica di San Marco.
Alla base del campanile, in una nicchia, è esposto, in rovina, un affresco figurativo del Tiziano.
Il campanile è dotato di un concerto di 5 campane in Sib 2 fuse, (le campane 1, 2,3) dalla fonderia Colbachini di Bassano nel 1869, (le campane 4 e 5) dalla fonderia Colbachini di Bassano nel 1892. Un tempo queste campane erano incastellate a "slancio friulano" (i ceppi che sostenevano le campane erano posti a diverse altezze, così le bocche delle campane coincidevano e suonavano sincronizzate; 5-4-3-2-1, 5-4-3-2-1 etc.), per motivi di stabilità del campanile le campane vennero contrappesate, così da suonare sempre sincronizzate, ma il battaglio "cadeva" sulla bocca della campana, invece di slanciarsi (slancio friulano): nacque così il sistema di suono alla "trevigiana" diffuso in quasi tutti i comuni del territorio trevigiano e veneziano. Inoltre, al concerto campanario si aggiungono due "sonelli" antichi fusi uno dalla ditta De Poli di Udine nel 1867, l'altro da Giovanni Battista e figli Soletti nel 1834.
Notevole accanto al tempio il complesso delle case canoniche: le Canoniche Vecchie, un tempo sede dei canonici della cattedrale, attualmente ospitano il Museo diocesano di arte sacra, che conserva il prezioso affresco del Cristo Passo di Tommaso da Modena e il tesoro del Duomo. Nelle Canoniche Nuove trova posto la Biblioteca Capitolare, gravemente danneggiata dal bombardamento alleato del 1944, ma ancora ricca di antichissime pergamene e incunaboli di pregio.
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