Via Pietro Micca è una della vie storiche del centro storico della città di Torino. Ha inizio in Piazza Castello e termine in Piazza Solferino. La matrice architettonica che caratterizza la via è lo stile eclettico ed è intitolata al patriota Pietro Micca, soldato del Regio Esercito sabaudo morto impedendo l'invasione delle truppe francesi che assediarono Torino nel 1706.
La via venne progettata nel 1885, tagliando in diagonale lo schema ancora a pianta romana del centro cittadino. Gli isolati tra piazza Castello e piazza Solferino, prima del 1885 erano ancora di impianto medievale, edificati senza alcuna normativa edilizia o urbanistica, il che rendeva difficile la circolazione e impediva un ricircolo regolare di aria e il passaggio di luce: le condizioni igieniche non erano, quindi, delle migliori. Il consiglio comunale, approfittando della Legge di Napoli, per il risanamento dei centri storici, decise di mettere in piedi una commissione, il cui compito era quello di porre rimedio alla situazione ormai pessima che affliggeva i quartieri centrali di Torino.
Il 9 gennaio 1882, furono designati dal sindaco conte Luigi Ferraris i membri della Commissione: i consiglieri Antonelli, Bollati, di Sambuy, Ceppi, Chiaves, Favale, Peyron e Rossi. Mentre la Commissione fissava alcuni orientamenti di massima, veniva costituita al suo interno una Sottocommissione, composta da Ceppi, Ferrante e Soldati, incaricata di studiare il piano di risanamento.
Frutto delle numerose riunioni della Sottocommissione fu una complessa ed articolata relazione che venne esposta da Ferrante alla Commissione nel corso detta riunione del 17 gennaio 1884. La relazione affrontava innanzitutto le questioni relative all'opportunità di aprire vie diagonali o curvilinee ed alla necessità di nuovi portici o passaggi coperti. La Sottocommissione rispondeva in modo affermativo a tali quesiti preliminari. Si riteneva che le vie diagonali avessero il pregio di accorciare le distanze di percorrenza fra due punti distinti della città, e che vivacizzassero la monotonia di un impianto urbanistico rigorosamente a scacchiera; inoltre si stimava che i residui di aree risultano dal taglio diagonale delle vie, anche se troppo esigui per l'edificazione, potessero essere destinati alla sistemazione di aiuole, chioschi e simili; la planimetria degli appartamenti - si precisava ancora - non ne avrebbe risentito purché si avesse avuto l'accortezza di «riportare lo sbieco» su scale, stanzini di passaggio, anditi. Analoghe considerazioni erano svolte a favore delle vie curvilinee. Riguardo ai portici, o in alternativa alle gallerie vetrate, la Sottocommissione esprimeva parere favorevole, ritenendo che il vantaggio che offrivano nelle giornate di pioggia e neve e l'alto reddito fornito dai negozi che ivi si affacciavano avrebbero compensato i loro difetti di costo e di imperfetta illuminazione.
Dopo una serie di vicende burocratiche riguardo alle espropriazioni e all'approvazione dei progetti, il Comune di Torino diede il via libera ad una serie di interventi - classificati in tre categorie secondo l'ordine d'importanza - che interessavano il centro della città. Via Pietro Micca apparteneva alla prima categoria. Il 13 marzo 1885 il Consiglio comunale approvava la costruzione dei due isolati estremi della diagonale. I lavori incominciarono nel 1886 per le testate della via, dopodiché si procedette per la parte centrale. Via Pietro Micca poteva essere aperta al pubblico già nel maggio del 1897.
Via Pietro Micca è una delle strade di Torino più importanti e ricche di monumenti degni di nota.
Da segnalarsi, in particolare, la chiesa di San Tommaso, antecedente alla creazione della via (la chiesa attuale venne eretta nel 1584). La chiesa possedeva, prima del 1886, una pianta a croce latina, il che la rendeva ostacolo alla realizzazione del selciato della via: nei primi progetti, venne pensato di abbatterla, ma già nel 1869 il Comune deliberò che la facciata della parrocchia arretrasse di otto metri, affinché la nuova strada che lì sarebbe sorta avesse potuto crearvisi senza problemi. L'architetto Carlo Ceppi, che si oppose all'iniziale progetto di demolizione della chiesa, provvide alla sua trasformazione.
I palazzi della via erano destinati alle famiglie benestanti di Torino; vennero progettati dagli architetti Scacchetti, Tonta e Gilodi, questi ultimi autori delle testate su Piazza castello e Piazza Solferino, e da Carlo Ceppi, che diresse i lavori. In particolare, a Ceppi si deve la progettazione del Palazzo Bellia, uno dei più bei esempi di liberty torinese.
Nel dopoguerra, via Pietro Micca venne interessata dai lavori di costruzione della Torre Solferino, all'incrocio con Piazza Solferino, che con i suoi 50 m d'altezza è attualmente uno degli edifici più alti della città.
La via è da sempre snodo delle più importanti manifestazioni cittadine. In occasione delle manifestazioni per il bicentenario e il tricentenario dell'Assedio di Torino del 1706 ha ospitato i caroselli e le sfilate in costume. Inoltre, la via è teatro delle sfilate cittadine per la Festa di San Giovanni con Gianduja e Giacometta.
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