Costruito in dieci anni a partire dal 1772, ha un semplice prospetto esterno a tre ordini di venticinque finestre con un'inconsueta decorazione in rilievo ai timpani del primo piano, rappresentante busti di motivi naturalistici, guerrieri, dame e maschere. Il portale è sormontato da dal grande scudo gentilizio degli Scotti e schermato da un meraviglioso cancello in ferro battuto in due pannelli a girali separati da due cornici orizzontali neoclassiche con stemma centrale. Si rivela invece particolarmente interessante l'articolazione interna, col vasto cortile delimitato dalle ali laterali protese verso l’ampio giardino che prospetta sullo Stradone Farnese.
L’ideazione del progetto potrebbe essere ricondotta al celebre architetto romagnolo Cosimo Morelli, anche se i documenti nominano solo il capomastro Giuseppe Marioni, per le evidenti analogie stilistiche con palazzo Anguissola di Grazzano ravvisabili, in particolare, nella disposizione del cortile ritmato da arcate a pieno centro e nella sua facciata interna, scandita da porte, finestre e paraste di gusto neoclassico.
La scala nobile è di ridotte dimensioni, ma la semplicità d’impianto è riscattata dalla preziosità dei materiali (marmo di Carrara, vasi a urna, busti di accademica nettezza) e dagli esiti felici nelle calibrate decorazioni a stucco a rilievo e nelle interessanti tempere sul muro del loggiato, dove motivi bibieneschi si mescolano con inediti esiti a quelli archeologici piranesiani, databili attorno al 1780 ca.
Del palazzo sono visitabili solo gli esterni.
Il vano è concluso da una virtuosa calotta a raggiera sottostante alla volta affrescata con una Flora di G. Turbini. Le raffinate decorazioni continuano nel ballatoio d’accesso al grande salone nobile a destra con volta affrescata e cornici a stucco, dove erano inseriti numerosi pregiati dipinti, tra cui alcuni di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto.
Di particolare interesse la visione d'insieme dello splendido giardino all'italiana, fruibile dalla cancellata posta in Stradone Farnese, di fronte alla facciata della grandiosa chiesa lateranense di Sant’Agostino. Tra coloro che scelsero il palazzo come residenza temporanea (1798-1805) vi furono Napoleone, Macdonand, Souwarow, Murat, Pio VIII e Beauhaunais
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