Nel 1369 Francesco Petrarca, anziano e malato, decise di fermarsi ad Arquà, dove ricevette probabilmente in dono una casa da Francesco il Vecchio. La fece restaurare, adeguandola alle proprie necessità, unì due corpi di fabbrica divisi e adibì ad abitazione per sé e la famiglia la parte sinistra del piano sopraelevato, riservando alla servitù e ai servizi la parte destra. Nella parte posteriore della casa c'era l'orto dove, con l'aiuto dell'amico Lombardo della Seta, Petrarca piantò l'alloro, la vite, il melo e diverse piante aromatiche. All'interno trasformò la sala centrale in salone di rappresentanza e divise in due la stanza a sinistra per farne il proprio studio, dove continuò a lavorare fino al giorno in cui morì, nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374. In questa stanza, dove Alfieri pianse di commozione, ancora si conservano la sedia e il vetusto armadio del poeta. Nella casa di Arquà Francesco Petrarca visse con la figlia Francesca, il genero Francescuolo da Brossano, la nipotina Eletta.
Dopo la morte del Petrarca la casa passò a diversi proprietari. Nel 1546 fu acquistata da Paolo Valdezocco, discendente del tipografo che nel 1472 aveva stampato a Padova il Canzoniere. Il nuovo proprietario modificò alcuni ambienti interni, fece costruire la loggetta e la scala esterna e fece affrescare le sale con motivi ispirati alle opere del Petrarca.
La casa, già luogo di memorie petrarchesche e meta di viaggi sentimentali, il 31 luglio 1875 fu donata alla citta di Padova dal cardinale Pietro Silvestri, entrando cosi a fa parte del sistema museale civico.
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