La Basilica di Sant'Antonio, conosciuta con il nome "Il Santo", è il centro religioso più importante della città, e meta di migliaia di pellegrini che ogni anno, e in particolare il 13 giugno, festa del Santo, invadono la città per la famosa processione.
La Basilica fu iniziata nel 1232 per custodire la tomba del frate francescano Antonio, morto a Padova nel 1231.
La vasta costruzione presenta nella sua complessa struttura una caratteristica fusione di stili: elementi romanici nella facciata a campana, gotici nella pianta del deambulatorio con le sette cappelle, bizantini nelle otto cupole rivestite in piombo e moreschi nei due campanili sottili e slanciati.
Numerose tracce della Signoria carrarese sono emerse all'interno della Basilica del Santo. Nel 1350 Jacopo II da Carrara e il vescovo Ildebrandino Conti accolsero in Basilica il cardinale Guido de Boulogne per la ricognizione del corpo del Santo.
Nobili famiglie vicine ai Carraresi, come i Lupi di Soragna e i Conti, scelsero di erigere i propri mausolei nelle cappelle della Basilica. La cappella della Madonna Mora, corrispondente all'area della prima chiesetta di Santa Maria Mater Domini, e arricchita dalla statua policroma di Maria, opera del 1396 di Rinaldino di Francia, probabile autore anche del clipeo con il ritratto di Stefano da Carrara ai Musei Civici. Accanto alla cappella si trova il monumento funebre di Raffaele Fulgosio, celebre giurista dell'Universita. Contatti ancor piu serrati con le memorie carraresi si riscontrano nella cappella del Beato Luca, fatta erigere tra il 1380 e il
1382 da Naimerio e Manfredino Conti, esecutori testamentari di Fina Buzzaccarini. Autore degli affreschi fu Giusto de'Menabuoi, pittore di corte dei Carraresi, che dispiego sulle pareti della cappella, con inedito senso della spazialita, le storie dei Santi Filippo e Giacomo. Al centro, nella lunetta, campeggiano i Ritratti dei committenti presentati alla Vergine da Sant'Antonio, il Beato Luca, San Francesco e San Ludovico da Tolosa. A destra dell'abside e raffigurato il Beato Luca orante, a sinistra Sant'Antonio mostra al Beato la citta liberata dalla tirannia di Ezzelino. Nella Crocefissione di San Filippo Giusto inserisce i ritratti di Francesco il Vecchio, nella figura del centurione, e quelli di Ezzelino e Guido, figli di Beroaldo Conti. Nel sottoarco della prima cappella del tornacoro a destra, oggi cappella delle Benedizioni, la stessa che nel primo Trecento era posta sotto il giuspatronato della famiglia Scrovegni, furono affrescate teste di Sante, mentre sulla parete d'ingresso campeggiava una Crocefissione: si tratta di brani assegnabili alla prima fase padovana di Giotto. Nello stesso periodo in cui era impeganto con la famiglia Scrovegni Giotto avrebbe lavorato anche ad una importante commissione dei frati: gli affreschi della Sala del Capitolo, di cui si possono ammirare un San Francesco che riceve le stimmate, un Profeta, frammenti di una Crocefissione e Santi francescani. Nell'andito che mette in comunicazione la Basilica con il Chiostro del Capitolo si trovano le tombe del podesta di Padova Federico da Lavellongo e di due intimi dei Carraresi e del Petrarca, Bonzanello e Nicolo da Vigonza, in un contesto arricchito da una pregevole Incoronazione della Vergine di Giusto de' Menabuoi. Nel chiostro si trova la tomba del giurista Raniero Arsendi, chiamato nel 1344 da Ubertino ad insegnare all'Universita. Sul sagrato della chiesa e infine il monumento funebre di Rolando da Piazzola. La casa che si trova al civico n.19, di fonte alla Basilica, fu donata da Francesco Novello all'Universita dei Giuristi, per compensarli delle prebende che avevano perduto in seguito alla separazione dall'Universita
degli Artisti. Vi abito Donatello durante il soggiorno padovano.
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