"...nella estremità più deserta di una cieca via", così recita la scenografia dell' opera verdiana. Oggi però la casa non sorge in un luogo deserto e neanche in una via cieca. Certamente, pur lasciando quella libertà inventiva e creativa, quando l'opera fu ideata molti elementi architettonici coincidevano. La vicinanza della casa alla residenza ducale, era l'ideale per un dipendente e in particolare per un buffone di corte. Oggi la casa la vediamo in una piazza ariosa, non buia e tanto meno deserta. Fino agli inizi del '900, invece, questa parte terminale della piazza poteva dare questa impressione, in quanto la zona era divisa in due spazi da una costruzione che collegava il palazzo Ducale alla chiesa di San Pietro. Questa piazzetta, molto buia e deserta, era denominata "piazzetta della legna".
La parte più graziosa è forse la simpatica loggetta, oggi aggraziata dai fiori, che viene ricordata dagli appassionati della lirica come il "balcone di Gilda".
Negli anni 1976-‘77, in conseguenza del deplorevole stato di conservazione della casa, sono stati effettuati restauri conservativi con la collaborazione di tecnici e studiosi e grazie alla sponsorizzazione della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona.
I lavori hanno evidenziato alcune strutture che confermano l'ipotesi che i muri costituenti il perimetro abitativo della casa facessero parte di un muro difensivo della città, quindi tale costruzione ha origini remote. Il restauro ha evidenziato tale costruzione nella parte esterna prospettante il vicolo Gallo. All'interno sono state messe in luce testimonianze delle tipiche costruzioni medioevali (ciottoli e mattoni). La costruzione presenta anche segni di una ristrutturazione probabilmente quattrocentesca.
Diverse mappe, dei tempi passati, ci dimostrano l'esistenza della casa se pur in modi diversi. La cosa che invece si evidenzia maggiormente sulle mappe è l'ingresso dell'edificio, il quale è da ritenere che si trovasse in piazza Canonica e non nell'attuale piazza Sordello. Probabilmente la parte di fabbricato che dà sulla piazza Sordello era il nucleo retrostante della vera abitazione che, nel Rinascimento, fu ristrutturata ed adibita ad uso più signorile come il piacevole loggiato, di gusto toscano-quattrocentesco, composto da colonnine marmoree che sostengono un'architrave lignea.
Nel porticato, a piano terra, si osservano due colonnine in marmo di fattura duecentesca, che ingentiliscono e valorizzano l'ingresso; probabilmente provengono da un chiostro della canonica, e questo confermerebbe la ristrutturazione avvenuta nel XVI secolo, modificando la struttura originaria.
La casa veniva concessa in uso dal Capitolo della Chiesa a canonici o comunque a sacerdoti della diocesi, alcuni di questi furono di estrema levatura culturale. Uno in particolare si ritiene che abbia effettuato un intervento tale da lasciare un segno perenne. Difatti alcuni affreschi, due capitelli di colonnine e delle decorazioni poste nel soffitto ligneo del piano terra ci evidenziano lo stemma con monogramma della famiglia Arrivabene, facendo presumere che un canonico di detta famiglia abbia ordinato il rinnovamento quando era usufruttuario. Ad arricchire il giardinetto è stata posta nel 1978 una statua rappresentante "Rigoletto", immaginario abitante di questa casa, opera dello scultore Aldo Falchi.
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