Oltrepò Pavese: cosa vedere

Voghera

Lungo le rive del torrente Staffora si trova Voghera, importante centro industriale e vinicolo. Passeggiando nel centro storico si incontrano numerose testimonianze della storia e dell’arte locale. 
Bellissimo il Duomo, conosciuto anche come Pieve di San Lorenzo Martire, costruito sui resti di una chiesa romanica del XV secolo. La pianta a tre navate è sormontata da un’imponente cupola e la chiesa conserva al suo interno opere scultoree e artistiche di valore, in particolare le formelle della Via Crucis, la "pala della Beata Vergine con il Bambino, Sant'Antonio Abate e San Cristoforo" di Pier Francesco Mazzucchelli. I resti del santo protettore della città, San Bovo, sono conservati sotto l’altare principale. Avvolti dalla maestosità degli affreschi, ci si può lasciare incantare dalle note del pregiato organo ottocentesco. 
Di notevole interesse anche il Teatro Sociale, edificato nella prima metà del 1800, ha subito numerosi interventi di ristrutturazione e l’ampliamento della sala centrale. All’interno rimangono gli stupendi stucchi, gli affreschi e alcune rappresentazioni pittoriche e di opere liriche, fra cui quella de "I Lombardi". Meritano una visita anche il Museo Civico di Scienze Naturali, il Museo Storico di Voghera "Giuseppe Beccari" e la Chiesa di S. Giuseppe in stile barocco.
  • Indirizzo: Voghera (PV)

Museo Civico di Scienze Naturali

Fondato negli anni ‘70 da un gruppo di amici appassionati di paleontologia e mineralogia che decisero di mettere insieme le proprie collezioni ed esporle al pubblico. Negli anni ‘80 il museo è diventato di proprietà del Comune. Luogo perfetto per gli amanti dei fossili, vi si possono vedere i resti dei grandi vertebrati del passato preistorico tra cui elefanti, ippopotami, bisonti, orsi e rinoceronti, ritrovati nelle sabbie del Po. Recentemente la collezione si è ampliata con esemplari di conchiglie fossili risalenti a sei milioni di anni fa, quando nel nostro Appennino c'era il mare.
  • Indirizzo: Via Gramsci 1 - Voghera (PV)
  • Telefono: (+39) 0383 336526
  • Orari di apertura: Apertura solo su prenotazione telefonica. Martedì, giovedì, venerdì: 9.15-12.30 e 14.00-17.00; mercoledì: 9.15-12.30; sabato: 14.00-17.00. 
  • Note: Il museo possiede una fornita biblioteca specializzata, i cui libri e riviste sono in consultazione libera.

Casteggio

Paese di origini romaniche, si trova al centro dell’Oltrepò. La parte più antica della cittadina si trova su un colle detto Pistornile. Il centro moderno si trova in pianura, sotto il nucleo più antico, e le nuove costruzioni arrivano fino alle piccole valli dei dintorni. Fu comune fiorente fino alla fine del Medioevo ma subì molti danni in seguito alle guerre tra francesi e spagnoli del XVI secolo. Grazie ai Savoia, ritornò all’antico splendore, con una notevole ripresa economica e demografica e la creazione di un nuovo centro abitato, con ampi viali e una piazza rettangolare circondata da eleganti palazzi e ville. Passeggiando tra le vie di Casteggio lo sguardo potrà ammirare l’antichissima Collegiata di San Pietro Martire, con il campanile trecentesco, che domina la cittadina, la chiesa di San Sebastiano, realizzata nel XVIII secolo ad opera di Lorenzo Cassani, il palazzo della Certosa del 1705, al cui interno si trova la biblioteca civica, l'auditorium Cantù e il Civico Museo Archeologico, ricco di reperti di provenienza locale (http://www.museocasteggio.it/). Una piacevole passeggiata all’interno del Parco delle Rimembranze consente di lasciarsi sorprendere dalla bellezza del Statua della Vittoria Alata, un'imponente scultura in bronzo di oltre 18 metri, opera di Enrico Astorri, dedicata ai caduti della prima guerra mondiale. Nei giardini si trovano anche due cannoni austriaci, utilizzati durante il primo grande conflitto. Vicino alla Via Emilia, in direzione verso Fumo, si trova la famosa Fontana d'Annibale, dove si narra che il condottiero fece abbeverare i suoi elefanti.
  • Indirizzo: Casteggio (PV)

Salice Terme

Frazione del Comune di Godiasco, Salice Terme deve il suo microclima secco e temperato al torrente Staffora che scorre nella valle e garantisce la ventilazione perfetta. A fianco del corso d’acqua si estende il  parco secolare delle Terme di Salice, ombreggiato da tigli, platani, aceri, querce, tra le quali la secolare Quercia di Ada Negri, intitolata alla poetessa che amava riposare all’ombra dei suoi rami, olmi, pini, sequoie ed abeti. La località è famosa per gli stabilimenti termali che sfruttano le potenzialità delle acque sulfuree, salsobromojodiche e solforose che scorrono in abbondanza nel sottosuolo e sono l’ideale per aerosolterapia e fangoterapia. L’attività di questo centro termale è documentata già a partire dall’anno Mille ma fu grazie ai Savoia che Salice Terme acquistò la popolarità che lo contraddistingue ancora oggi, con i suoi grandi alberghi, il teatro e il caffè delle Terme, le discoteche e i locali notturni, piscine e un campo da golf a 9 buche. Al centro del Parco delle Terme di Salice si trova un Parco Avventura che consente di sperimentare emozione e divertimento sospesi nel verde, grazie a piattaforme sospese, passerelle, ponti tibetani, teleferiche, corde e scale. Per cuori coraggiosi (e maggiori di 13 anni) è assolutamente da provare l’esclusivo Vertical Labyrinth, un percorso unico nel suo genere che consente di spostarsi in ogni direzione, sfruttando i 4 piani fino a un’altezza di 15 metri da terra.

Castello Dal Verme di Zavattarello

E' un imponente maniero, con uno spessore murario medio di circa 4 metriche che ha resistito ai numerosi attacchi dei nemici, collocato in posizione strategica e dominante sulle vallate circostanti. Dalle sue torri si possono ammirare i castelli dei dintorni, Valverde, Pietragavina, Torre degli Alberi, fino a Montalto Pavese e alla Pianura Padana. Tutt’intorno al castello cresce rigoglioso un parco di circa 80 ettari, un’area protetta di grande valore paesaggistico, geografico, storico e ambientale. Tutto il complesso è aperto al pubblico, dalle prigioni alla sala delle feste, dalle cucine alla sala della musica, dal cammino di ronda alla stanza del fantasma, che la leggenda vuole abitata dallo spettro di Pietro Dal Verme, morto di morte violenta nel XV secolo. Le oltre 40 sale sono la viva testimonianza del passaggio di uomini e donne di tutti i tempi e mescolano sapientemente antico e moderna. All’ultimo piano è stata allestito il Museo d'arte contemporanea, che raccoglie opere di artisti contemporanei e alcuni dipinti dal Conte Giuseppe dal Verme, proprietario del Castello all'inizio del Novecento. Numerosi gli eventi tematici realizzati al Castello. Di grande impatto e atmosfera sono Le Giornate Medievali che rievocano il fidanzamento fra Pietro e Chiara Sforza.
  • Indirizzo: Via Carlo dal Verme 4 - Zavattarello (PV)
  • Telefono: (+39) 0383 589132
  • Sito web: http://www.zavattarello.org/castello_...
  • Orari di apertura: 14:30-19:30 (ultimo ingresso alle ore 18.30) sabato, domenica e festivi da aprile a settembrw; dalle 14:30 alle 17:30 (ultimo ingresso alle ore 16.30) solo domenica nel mese di ottobre.
  • Prezzo: 5 euro. Bambini fino a 8 anni gratis; ragazzi da 9 a 14 anni: 2 €; senior oltre 65 anni: 4 €; universitari: 4 €; gruppi oltre 15 persone: 3 €; scolaresche: 2 €.
  • Note: In occasione di eventi e cerimonie, il castello può essere chiuso al pubblico oppure solo parzialmente accessibile.

Varzi

Immerso al centro della Valle Staffora, Varzi ha origine antica poiché fu abitato dai popoli liguri che per primi occuparono la zona e conserva ancora oggi una tipica struttura medievale. Invaso dai romani e per secoli sotto il controllo del Monastero di Bobbio, Varzi trovò il suo periodo di maggior splendore durante il medioevo grazie alla famiglia feudale dei Malaspina che intensificò i commerci e rese obbligatorio per i commercianti lungo la Via del Sale passare attraverso Varzi, imponendo una tassa ai viaggiatori. 
I Malaspina lasciarono un’importante testimonianza del loro potere commerciale ed economico con il Castello Malaspina, oggi palazzo dei Conti Odetti di Marcolengo, adibito. Nel centro storico, compreso tra lo Staffora e la via principale, si trovano due torri costruite a difesa dell’abitato nel XV secolo: la Porta Sottana, a ponente, e la Porta Soprana, a levante. Fra le torri si trovano due chiese in stile barocco del XVII secolo, la chiesa dei Rossi e quella dei Bianchi, così chiamate in seguito al nome delle confraternite che le frequentavano e che conservano altari e opere di pregio. Il borgo è ricco di costruzioni realizzate in pietra a vista, di sapore medievale, ma anche di altre intonacate con colori vivaci secondo un gusto tipicamente ligure. Numerosi gli scorci panoramici che si possono ammirare attraversando le strette vie su cui si affacciano portali decorati in cotto o in pietra locale. Suggestiva la passeggiata sotto i portici alla scoperta di antiche botteghe e vecchie cantine.  
Il borgo medioevale è oggi rinomato anche per la produzione del Salame, uno dei pochi prodotti del Nord Italia ad aver ottenuto il riconoscimento D.O.P.
  • Indirizzo: Varzi (PV)

Bobbio

Bobbio è senza dubbio il centro più importante e più bello di tutta l’Alta Val Trebbia piacentina. Interessato nel passato da diversi popoli, fra cui i Liguri e i Romani, questo borgo deve il suo sviluppo soprattutto al Monastero di S. Colombano: per merito del Monaco Celta Bobbio divenne dal 614 un centro religioso e culturale di primaria importanza grazie anche ai numerosi possedimenti legati al Monastero. 
Per molti secoli inoltre Bobbio rivestì un ruolo commerciale di spicco controllando i commerci e gli scambi della zona e vide il passaggio delle numerose carovane che lungo la Via del Sale raggiungevano il litorale ligure. 
Nel XIV secolo Bobbio divenne feudo dei Malaspina: testimonianza di ciò è il Castello di cui è conservato solo un imponente torrione quadrangolare e la struttura del ponte levatoio. 
Bobbio presenta un carattere medioevale molto marcato: le vie del centro più antico sono infatti strette, tortuose, e costeggiano piccole abitazioni realizzate in muratura a vista. 
Molto belli i Palazzi che si incontrano nel centro del paese: nelle vicinanze della Cattedrale si trova ad esempio Palazzo Alcarini, meglio noto come Palazzo di Teodolinda, elemento di pregio dell’architettura bobbiese.
Il simbolo di Bobbio è il Ponte Vecchio, detto comunemente Gobbo, sul fiume Trebbia: il nome comune di questa struttura è legata all’irregolarità delle undici campate che lo compongono.
  • Indirizzo: Bobbio (PC)

San Sebastiano Curone

Il borgo di San Sebastiano è il centro più importante e più caratteristico di tutta la Val Curone. Sviluppato alla confluenza dei torrenti Curone e Museglia, ebbe in passato un ruolo rilevante nell’economia dell’intera zona: posto sulla Via del Sale che dal Piemonte scendeva al mare, fu per diversi secoli sede di scambi commerciali, divenendo centro di grande importanza.
Passeggiando per i vicoli, spesso sviluppati sotto eleganti portici, e per le piazzette del borgo non è raro imbattersi in palazzi che, con i loro intonaci vivaci e con i portali decorati in pietra locale, lasciano trasparire la forte influenza esercitata dalle Famiglie liguri nel passato. Inizialmente feudo dei Malaspina, San Sebastiano passò infatti ai Fieschi prima e ai Doria poi; queste due importanti Casate genovesi resero il borgo il principale centro commerciale ed economico di tutta la vallata nel XVI secolo.
San Sebastiano è dominato dal Castello: questa costruzione prende il nome da Ulderico Giani  a cui si devono gli importanti lavori di ristrutturazione effettuati nel primo dopoguerra.
Il Comune ha sede in una palazzina in stile Liberty; molto interessanti sono inoltre le chiese presenti nel paese, prima fra tutte la parrocchia del 1670, dedicata a San Sebastiano, che conserva una tela attribuita al pittore genovese Domenico Fiasella.
Molto belli anche l’Oratorio di S. Maria Assunta, con il suo portale inciso in pietra locale, la piccola chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, presente nella stessa piazzetta, e la chiesa della SS. Trinità.
  • Indirizzo: San Sebastiano Curone (AL)

Via del Sale - Monte Chiappo

Da Varzi fino a Genova si può ripercorrere la Via del Sale, l’antico percorso che i mercanti e i pellegrini facevano attraversando l’Appennino fino al mare, commerciando questa preziosa materia, elemento indispensabile nell’alimentazione e nella conservazione dei cibi e di non facile reperibilità nelle regioni settentrionali.
È un viaggio alla scoperta delle realtà locali, con la possibilità di visitare chiese, castelli, borghi e sentieri tra i boschi dove il tempo sembra essersi fermato e dove è possibile avvistare cervi, caprioli, scoiattoli. Il tratto di strada di strada che segue le mulattiere e si sovrappone alle antiche vie romane dei traffici commerciali fatti con muli che trasportavano le preziose spezie, come il sale caricato nei porti liguri e poi smerciato sui mercati della Pianura Padana durante tutto il Medioevo e fino al XV secolo. È una via che scavalca l’Appennino, segue il fondo delle vallate, risale i passi delle montagne e attraversa le pendici erbose e ricoperte di fiori.  Lungo la via è possibile fermarsi nei piccoli centri abitati a fianco delle mulattiere e ristorarsi nelle caratteristiche locande. La Via del Sale lombarda percorreva la Valle Staffora all’altezza di Voghera, raggiungeva l’abitato di Varzi attraversava il Monte Bogleglio e il Monte Chiappo, fino a giungere al Monte Antola e poi a Torriglia. Qui si raccordavano le Vie del Sale emiliane, lombarde e piemontesi e il cammino proseguiva comodamente fino a Genova. La Famiglia dei Malaspina intensificò gli scambi commerciali e il flusso delle merci e aprirono ufficialmente questa via verso il mare, determinando lo sviluppo di Varzi che da piccolo centro abitato, grazie alla riscossione delle tasse di passaggio, si trasformò in paese di notevole importanza, con la costruzione di nuovi edifici, negozi, magazzini e depositi, un castello e delle mura difensive per garantire riparo ai commercianti.
  • Telefono: (+39) 0383 52118
  • Sito web: http://www.laviadelsale.provincia.pv.it/
  • Note: Il percorso si può fare a piedi, a cavallo o in mountain bike; non è particolarmente complicato ma occorre tener conto di un certo dislivello di altitudine.

Riserva Naturale del Monte Alpe

All’interno dell'Appennino lombardo si trova questa straordinaria riserva naturale ricca di fitti boschi di latifoglie e di conifere, la cui piantumazione iniziata negli anni ’30 è stata attuata per contrastare la deforestazione avvenuta nei secoli passati a causa di un uno sfruttamento intensivo del territorio per la coltivazione. Numerosi e innovativi interventi di lotta biologica e opere di ingegneria naturalistica hanno ridato vita a boschi e prati ricchi di importanti fioriture. Nella riserva viene garantita anche la biodiversità grazie al ripopolamento della fauna, in particolare la formica rufa inserita come intervento di lotta biologica a partire dagli anni'50. La riserva, gestita da ERSAF - Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, si trova in provincia di Pavia, nei confini del Comune di Menconico. Ha una superficie di circa 328 ettari di cui 300 boscati e i rimanenti a prato, prato-pascolo e aree coltivate. Nei boschi si trovano principalmente esemplari di Pino nero e di bosco ceduo, come Carpino nero, Roverella, Faggio, Rovere, e da arbusti quali Nocciolo, Ginepro e Biancospino. Nella zona nidificano numerosi rapaci come lo sparviero, la poiana e l’allocco, mentre ai margini della riserva vivono il picchio rosso maggiore, la pernice rossa ed altri uccelli. All’interno della riserva i sentieri sono ben segnalati e in alcuni tratti si trovano cartelli esplicativi utili a comprendere l’importanza di quest’area. Maggiori informazioni si possono avere al centro visite che nella stagione estiva è aperto e attivo nei week end e da cui partono escursioni didattiche nella Riserva sia la mattina che il pomeriggio.
  • Indirizzo: Centro Visite: Casermetta CFS, SP 461 del Penice Menconico (PV)
  • Telefono: (+39) 339 4518087
  • Sito web: http://www.parks.it/riserva.monte.alp...
  • Note: Contattando direttamente l'ERSAF (Direzione della Riserva Naturale Monte Alpe - Via Pola, 12 - Milano - Tel. 02/67404657 - 684 – 685), è possibile prenotare visite guidate della durata di mezza giornata o di una giornata intera per gruppi organizzati o scolaresche delle scuole medie e medie superiori. La riserva si può visitare solo a piedi dotandosi di abbigliamento escursionistico (scarponcini da montagna e mantella antipioggia). Il periodo migliore per effettuare le visite va da marzo a ottobre.