L'edificio che ospita gli uffici della Provincia di Campobasso nasce in origine come residenza estiva della famiglia napoletana dei De Tilla. Il nome di Palazzo Magno lo deve però al suo successivo acquirente, Mercurio Magno, che lo ebbe in proprietà dal 1902 al 1936, anno in cui passò all'Ente provinciale. Il passaggio dall'uso residenziale all'uso istituzionale ha determinato una serie di interventi e di modifiche, tra cui l'ampliamento con l'aggiunta di tre ali al corpo centrale, necessari per rendere la struttura più adatta alla nuova funzione.
Lo spirito borghese che ne pervase la fondazione ottocentesca ancora riecheggia nei lunghi corridoi e nelle ampie stanze illuminate da grandi finestre, nei mobili in legno e nei divani che arredano le sale. E lo stesso spirito borghese declinato verso un accento unitario e patriottico si coglie osservando la vetrina che accoglie le divise di Gabriele Pepe, intellettuale molisano, precursore dell'Unità d'Italia e del Risorgimento, e nell'antica bandiera tricolore con l'effige di Garibaldi conservata nella stanza del Presidente.
Questo percorso nella storia è segnato dalla presenza, lungo i corridoi e nelle stanze, di una ricca e varia collezione di opere d'arte di alto valore storico e artistico: dal dipinto del 1542 firmato da Gianmaria Felice raffigurante "La Pace tra Crociati e Trinitari", episodio fondamentale della storia sociale di Campobasso, al bellissimo ritratto a figura intera del "Re Vittorio Emanuele III" del 1939 di Amedeo Trivisonno.
Nel 2012 l'Amministrazione Provinciale ha deciso di aprire le porte di questo contenitore di arte e storia ai cittadini e ai visitatori, integrando il fondo esistente con la serie di dipinti raffiguranti "La Divina Commedia", realizzata dal pittore molisano Antonio Pettinicchi e acquisita dalla Provincia.
Si tratta di opere dal forte impatto cromatico, in cui l'umanità dolorante di Dante si trasfigura e attualizza nell'umanità dolorante di oggi. "Stanno per entrare in Paradiso emigranti, contadini, storpi, ammalati, una famiglia del Codacchio, musicisti, poeti, pittori, santi. Quelli che hanno avuto ben poco, resistenti fino alla fine e quelli come pittori, poeti, musicisti ecc. che pure assaliti dalla società e dalla vita, ci danno la forza di sopravvivere", scrive l'artista a proposito della sua opera.
Si crea così all'interno del palazzo un percorso, che a partire dall'atrio, spesso utilizzato per mostre temporanee di fotografia e arte, si sviluppa lungo la scalinata e nei corridoi dei piani alti, attraverso un connubio di arte, storia e letteratura che racconta con immagini, oggetti e opere la storia dell'uomo.
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