La realizzazione di questo splendido palazzo su via D'Azeglio è commissionata tra 1477 e 1482 dal giurista Niccolò Sanuti e dalla consorte Nicolosia (amante di Sante Bentivoglio) ad un architetto e a maestranze forse toscane o ferraresi. Di certo pur trattandosi di una delle principali emergenze monumentali cittadine, non esemplifica in alcun modo l'architettura locale degli stessi anni, che si attardava su procedimenti costruttivi medievali e su rimandi gotici. Tipicamente non bolognesi risultano numerose scelte stilistiche come l'assenza del portico e l'uso del bugnato a spigolo smussato affine a palazzo dei Diamanti a Ferrara di Biagio Rossetti. L'uso della pietra grigia di Porretta è collegata invece al feudo dei Sanuti a Porretta. Dall'ingresso si intravede un incantevole cortile a due loggiati sovrapposti in cui operarono per il rilievo scultoreo Tommaso Filippo da Varignana e per i decori in cotto Sperandio da Mantova. Consistenti sono stati gli interventi di restauro condotti all'inizio del XX secolo da Alfonso Rubbiani e A. Casanova che ripristina peraltro il fregio dipinto nel loggiato superiore. In facciata i bassorilievi sono probabilmente opera di Francesco di Simone da Fiesole. L'importanza di questa dimora nobiliare è confermata dalla scelta di papa Paolo III nel 1547 di trasferirvi alcune sedute del Concilio di Trento.
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