La Galleria d'arte de' Foscherari nasce nei primi anni sessanta, cioè quando sono già conclamate le espressioni letterarie e artistiche prodotte dalla rivisitazione delle avanguardie storiche. Sono anche gli anni in cui si intravedevano con chiarezza i segni di quei fermenti sociali, soprattutto giovanili, che esploderanno in tutto il mondo, dalla metà alla fine del decennio, come richiesta ineludibile di un radicale rinnovamento politico.
E', quindi, nell'ambito dell'affermarsi come orizzonte insuperabile della neoavanguardia artistica che la Galleria pone le basi della propria identità culturale avviando un intenso programma di mostre lungo due direttrici strettamente connesse. Da un lato la riproposta della "tradizione del nuovo", cioè una letterale rivisitazione delle avanguardie storiche nella loro tradizione criticamente consolidata, dall'altro l'attenzione alla ricerca sperimentale che proprio allora manifestava particolare vivacità e tendeva a identitificarsi con la neoavanguardia. Sotto il primo profilo vanno ricordate la mostra dedicata all'espressionismo tedesco, presentata da uno storico delle avanguardie come Mario De Micheli, e le esposizioni di Klee, Ernst, Grosz, Sutherland, Vasarély, Calder e Nicholson; mentre lungo l'altra direttrice spiccano gli eventi dedicati a Manzoni, Christo, Plessi, Gnoli, Tancredi, Novelli, Twombly , Sartelli, Ceroli , Cavaliere e Tilson.
Naturalmente la de' Foscherari, mentre esercita un'acuta selezione critica, non dimentica la storia, né la città in cui è radicata. Degli artisti bolognesi o, comunque, legati a Bologna non tiene nel debito conto soltanto i maestri quali Giorgio Morandi, Virgilio Guidi e lo scultore Minguzzi, ma segue con la massima attenzione quelli ritenuti più significativamente emergenti.
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