L’area, riportata alla luce nel 1969, si estende per circa un ettaro e rivela uno dei più interessanti siti archeologici in Europa. Suggestivamente scanditi, significativi momenti di quasi cinque millenni di storia, dall’Eneolitico antico ai giorni nostri.
Si possono individuare varie fasi strutturali: la prima consistente nell’allineamento lungo una direttrice che va da nord-est a sud-ovest di 22 grossi pali in fosse cilindriche in cui si sono trovate ceneri d’ariete (3000-2800 a.C.).La seconda, avvenuta dopo un rito di consacrazione o di fondazione mediante aratura, consiste nell’infissione di oltre 40 stele antropomorfe, associata a semina di denti umani (2750-2300 a.C.).
Nell’ultima fase (2300-2000 a.C.) vengono introdotti nuovi elementi, non più destinati al culto dei vivi ma a funzioni funerarie: abbiamo quindi la costruzione di alcune tombe megalitiche, probabilmente di membri di eminenti famiglie della comunità, costruite totalmente fuori terra e che, come le strutture delle precedenti fasi, evocano un significativo orientamento astronomico.
Per oltre due millenni l’area ebbe funzione cimiteriale e venne poi progressivamente abbandonato in prossimità dell’Età del Bronzo. Comprova tuttavia l’interessante fenomeno della persistenza della sua utilizzazione funeraria la presenza di tombe galliche su uno strato alluvionale dell’Età del Ferro, e di tombe romane, nei livelli di scavo superiori, su cui sorse la chiesetta romanica dedicata a San Martino.
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