Monumenti equestri ai farnese sono opera dello scultore toscano Francesco Mochi da Montevarchi.
Capolavoro indiscusso della statuaria barocca i due monumenti equestri collocati in Piazza dei Cavalli, che da loro prende il nome, si devono allo scultore toscano Francesco Mochi da Montevarchi (1580-1654.
Per sedici anni, dal 1612 al 1628, lavorò alla realizzazione dei monumenti commissionatigli dalla comunità per celebrare la famiglia Farnese. Ranuccio (1620) (a destra guardando il Gotico) , in costume romano è raffigurato in modi ancora classicheggianti; più matura la resa del padre Alessandro (1625) percorso da un fremente dinamismo riflesso nel mantello e nella gualdrappa gonfiati dal vento, particolari, che denotano un evidente aggiornamento nello stile, premessa ai grandi capolavori del Bernini.
Le statue poggiano su basamenti in marmo bianco di Carrara; nei bassorilievi in bronzo applicati ai piedistalli (le Allegorie della pace e del Buon Governo su quello di Ranuccio, sull’altro il Ponte sulla Schelda e l’incontro con gli ambasciatori inglesi, scene della guerra combattuta da Alessandro nelle Fiandre), lo scultore dimostra di padroneggiare la tecnica donatelliana dello stiacciato, un genere di rilievo caratterizzato dal distacco minimo rispetto al fondo della lastra.
Completano i gruppi gli armoniosi putti di raffaellesca memoria che reggono lo stemma farnesiano e quello della città. Quando infatti il Mochi lavorava ai “cavalli” la Madonna Sistina era ancora al suo posto nel coro di San Sisto e lo scultore aveva probabilmente potuto trarne ispirazione, scegliendo il tema dei putti per reggere con grazia e soavità i simboli del potere.
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