La chiesa di San Nicolò per dimensioni, è la più grande costruzione del genere della città, superando anche il Duomo.
La chiesa si trova nella parte sud-occidentale del centro storico, sulla riva sinistra del Sile, in una zona perlopiù di recente costruzione in quanto gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1944. Annesso all'edificio è l'ex convento dei domenicani, oggi seminario vescovile.
A partire dal 1221 i frati domenicani si erano stabiliti a Treviso, su invito diretto del Comune, che aveva anche stabilito un contributo pubblico di 500 lire per la costruzione della chiesa e del convento.
I domenicani acquisirono il terreno nella zona sud-occidentale della città, all'interno della cerchia muraria appena eretta, dove pare esistesse già una cappella dedicata a san Nicola.
La nuova chiesa era già sicuramente consacrata nel 1282, come risulta da un documento che la descrive come modello per la costruzione della nuova chiesa di Santa Margherita degli Eremitani. Questa prima chiesa era già di notevoli dimensione: lunga 24 pertiche e larga 7 (circa 49 m x 14 m).
Proprio in tali anni nel convento annesso iniziò la propria formazione religiosa Nicolò Bocassino, il futuro papa Benedetto XI. Questi divenne prima Provinciale dei domenicani della Provincia Lombarda e successivamente, nel 1296, Maestro generale dell'Ordine. Divenuto in seguito anche cardinale e nunzio in Ungheria, proprio di ritorno dalla sua missione e di passaggio a Treviso, lasciò in dono ai suoi confratelli ben 25.000 fiorini per l'ampliamento del complesso monastico. Divenuto papa pochi giorni più tardi, la chiesa rimase sempre nel cuore di Benedetto XI, tanto da lasciare nel testamento, secondo una tradizione che però non ha conferme oggettive, altri 48.000 fiorini per il completamento dei lavori. Si racconta inoltre che Benedetto XI era intenzionato a spostare la sede pontificia a Treviso, per questo finanziò i lavori per la costruzione e l'ampliamento della chiesa.
Lo stile della costruzione è gotico: le forme sono infatti semplici e massicce, ma al contempo eleganti e proiettate verso l'alto.
Le colonne, che reggono il semplice soffitto ligneo carenato, riportano affreschi di Tommaso da Modena che raffigurano San Girolamo, Santa Agnese e San Romualdo. Altri affreschi della chiesa sono attribuiti alla sua scuola, anche se non direttamente al maestro.
L'abside gotica è particolarmente slanciata, con tante finestre molto alte e strette fra nervature sottili. La pianta, a croce latina, è partita in tre ampie navate.
A ciascuna navata corrisponde un'abside. In quello centrale, il presbiterio, si trova il monumento funebre di Agostino Onigo (XV secolo), pregevole opera scultorea completata da affreschi di difficile attribuzione; per la parte lapidea si sono fatti i nomi di Giovanni Buora o di Pietro, Antonio e Tullio Lombardo, per quella pittorica si è parlato di Lorenzo Lotto, Giovanni Buonconsiglio e Girolamo Pennacchi con la collaborazione di Giovanni Matteo da Treviso. Sempre nell'abside centrale si trova una tavola raffigurante Madonna in trono con angelo musicante e santi, di fra Marco Pensaben detto "Maraveia" e terminata nel 1521 dal Savoldo.
Sulla navata di destra, in posizione sopraelevata, si trova il grande organo di Gaetano Callido con le ante dipinte da Giacomo Lauro.
A fianco trova sede un grande affresco rappresentante San Cristoforo.
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