Detta dai torinesi semplicemente piazza Vittorio (da non confondere con corso Vittorio, cioè corso Vittorio Emanuele II), si trova in pieno centro, al termine di Via Po, a ridosso del fiume Po, chiudendosi sul ponte Vittorio Emanuele I che la collega alla piazza della Chiesa della Gran Madre di Dio e con il quartiere di Borgo Po.
Si estende su un'area di circa 39.960 m² (360 metri di lunghezza e 111 metri di larghezza massimi).
La piazza è notoriamente luogo di ritrovo e aggregazione giovanile. Moltissimi i locali che vi si affacciano direttamente, molto frequentati la sera sia in settimana, ma soprattutto durante i fine settimana.
Lo spazio tra via Po, costruita durante la seconda espansione urbanistica del XVII secolo, e il fiume fu usato per lungo tempo come piazza d'armi; in periodo napoleonico l'abbattimento delle mura cittadine aprì alla possibilità di nuove espansioni e nel 1810 si procedette alla riedificazione in pietra del ponte sul fiume Po, ora intitolato a Vittorio Emanuele I. La costruzione del nuovo ponte comportò l'abbattimento di un fabbricato adibito a magazzino e della chiesa dei Santi Marco e Leonardo, costruita nel 1333 e rifatta nel 1740 ad opera dell'architetto Bernardo Vittone, entrambi prospicienti la piazza.
Dopo il 1817 fu deciso l'ampliamento della città verso il fiume e la costruzione di una piazza in asse con via Po e del Borgo Nuovo; la piazza, completata nel 1825, su progetto dell'architetto Giuseppe Frizzi, fu originariamente intitolata a Vittorio Emanuele I, mentre il nome attuale le fu attribuito dopo la I guerra mondiale, quando, dovendo scegliere una piazza da dedicare alla vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto, si optò per questa, poiché popolarmente già nota come Piazza Vittorio.
In questa nuova cornice fu svolta per lungo tempo anche la funzione di "piazza d'armi", complice anche il lieve dislivello del suolo che contribuì ad aumentare l'effetto scenico in occasione delle adunate militari. La piazza infatti non è in piano, ma tra il lato che immette in via Po e quello sul fiume ci sono ben 7,19 metri di dislivello. L'architetto Giuseppe Frizzi, che progettò gli edifici porticati sui due lati della piazza, li disegnò in modo tale da nasconderlo. Si può intuire questa differenza soltanto passeggiando sotto i portici verso il Po, al fondo si potrà notare che i portici sono più alti rispetto al livello di calpestio di quanto lo siano al principio della piazza.
Per celebrare il ritorno al potere della dinastia sabauda nel 1814 fu eretta, sulla riva opposta alla attuale Piazza Vittorio Veneto, la Chiesa della Gran Madre di Dio.
La piazza fu ampiamente utilizzata anche durante il periodo fascista per le adunate militari e gli eventi ufficiali come la visita del Duce, ma anche per la sfilata dopo la Liberazione di Torino.
Negli anni sessanta fu realizzata l'illuminazione della piazza con i tipici "lampioni impero con braccio a cornucopia".
Il primo Maggio 1971 la piazza fu teatro di un tragico fatto di cronaca nera, con l'uccisione a colpi di arma da fuoco di quattro persone nel bar all'angolo con Lungopo Armando Diaz nell'ambito dei contrasti tra componenti del "racket" delle braccia nell'edilizia.
Storicamente dal 1945 la piazza è il luogo di raduno e partenza dei cortei dei lavoratori per la festività del Primo Maggio.
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