Palazzo Fabroni è nato come sede delle attività espositive permanenti e temporanee del Comune di Pistoia sull'arte contemporanea. L'edificio settecentesco ha ospitato a partire dagli anni 90 un progetto coerente di mostre contemporanee ed accoglie le collezioni permanenti, costituite da fondi originari del museo civico, da acquisizioni e da donazioni di artisti pistoiesi e di artisti italiani di cui nel corso degli anni si sono svolte esposizioni e collettive.
L'arte contemporanea nella città di Pistoia ha trovato prestigiosi e assai particolari spazi espositivi nelle stanze del palazzo, un tempo di proprietà alla famiglia pistoiese di cui ancora oggi conserva il nome.
Da alcuni anni si succedono nelle sale del piano nobile allo scopo restaurate esposizioni che, promovendo i linguaggi più avanzati dell'arte, vedono la presenza di alcuni tra i maggiori protagononisti delle arte figurative italiane; tali mostre hanno contribuito alla formazione di una collezione permanente d'arte contemporanea allestita nelle stanze del secondo piano del palazzo.
Le prime notizie dell'edificio risalgono alla metà del XIV secolo quando il palagio, come si chiamavano i palazzi in epoca medioevale, di ben più modeste dimensioni rispetto all'attuale era costituito da una casa torre di proprietà della famiglia pistoiese dei Dondori.
Acquistata dai Fabroni ai primi del XVII secolo l'originaria costruzione subì una radicale ristrutturazione. I nuovi proprietari la ampliarono notevolmente aggiudicandosi le antiche case confinanti, quest'ultime assieme alla torre costituirono il corpo principale del palazzo una volta terminati i lavori. Delle costruzioni medioevali rimane traccia in alcuni inserti in pietra e in mattoni messi in evidenza dal recente resturo.
Il fronte antistante la romanica pieve di Sant'Andrea ha andamento curvilineo secondo i canoni del manierismo fiorentino reinterpretato nel Settecento e presenta tre diverse tipologie di finestre sormontate da altrettanti tipi di frontoni: triangolare al piano terreno, ad arco ribassato al primo ed infine spezzato al secondo. Anche il portale d'ingresso, rimaneggiato agli inizi del Novecento, è completato da un frontone spezzato che accoglie al centro il grande stemma del casato: tre martelli sulla banda diagonale.
In questo palazzo ebbe i natali alla metà del Seicento il Cardinale Carlo Agostino e fu abitato dai Fabroni fino alla metà del XIX secolo quando alla morte dell'ultimo erede della famiglia fu acquistato dall'amministrazione comunale.
Ha conosciuto per lunghi anni usi impropri: è stato sede di una Sottoprefettura e, durante il periodo fascista, della federazione pistoiese del partito. Dopo l'ultimo conflitto mondiale ha ospitato per una ventina di anni una scuola poi, una volta ultimati i restauri, è stato destinato in parte a prestigiosa sede espositiva e in parte ad uffici comunali.
L'arte contemporanea nella città di Pistoia ha trovato prestigiosi e assai particolari spazi espositivi nelle stanze del palazzo, un tempo di proprietà alla famiglia pistoiese di cui ancora oggi conserva il nome.
Da alcuni anni si succedono nelle sale del piano nobile allo scopo restaurate esposizioni che, promovendo i linguaggi più avanzati dell'arte, vedono la presenza di alcuni tra i maggiori protagononisti delle arte figurative italiane; tali mostre hanno contribuito alla formazione di una collezione permanente d'arte contemporanea allestita nelle stanze del secondo piano del palazzo.
Le prime notizie dell'edificio risalgono alla metà del XIV secolo quando il palagio, come si chiamavano i palazzi in epoca medioevale, di ben più modeste dimensioni rispetto all'attuale era costituito da una casa torre di proprietà della famiglia pistoiese dei Dondori.
Acquistata dai Fabroni ai primi del XVII secolo l'originaria costruzione subì una radicale ristrutturazione. I nuovi proprietari la ampliarono notevolmente aggiudicandosi le antiche case confinanti, quest'ultime assieme alla torre costituirono il corpo principale del palazzo una volta terminati i lavori. Delle costruzioni medioevali rimane traccia in alcuni inserti in pietra e in mattoni messi in evidenza dal recente resturo.
Il fronte antistante la romanica pieve di Sant'Andrea ha andamento curvilineo secondo i canoni del manierismo fiorentino reinterpretato nel Settecento e presenta tre diverse tipologie di finestre sormontate da altrettanti tipi di frontoni: triangolare al piano terreno, ad arco ribassato al primo ed infine spezzato al secondo. Anche il portale d'ingresso, rimaneggiato agli inizi del Novecento, è completato da un frontone spezzato che accoglie al centro il grande stemma del casato: tre martelli sulla banda diagonale.
In questo palazzo ebbe i natali alla metà del Seicento il Cardinale Carlo Agostino e fu abitato dai Fabroni fino alla metà del XIX secolo quando alla morte dell'ultimo erede della famiglia fu acquistato dall'amministrazione comunale.
Ha conosciuto per lunghi anni usi impropri: è stato sede di una Sottoprefettura e, durante il periodo fascista, della federazione pistoiese del partito. Dopo l'ultimo conflitto mondiale ha ospitato per una ventina di anni una scuola poi, una volta ultimati i restauri, è stato destinato in parte a prestigiosa sede espositiva e in parte ad uffici comunali.
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