Il grande edificio, sede della Banca d’Italia dal 1913, occupa l’intera via Mandelli, tra via San Marco e via Borghetto, ed è organizzato attorno a due cortili. La facciata principale, che si sviluppa per ben 75 metri nella stretta via, è a tre ordini di fitte finestre, abbellite al piano nobile da timpani con mascheroni e volute, per cui lo scorcio la percezione prospettica deve avvenire agli angoli, come invitano i due possenti balconi angolari con colonne diagonali, secondo la regola bibienesca; la finestra del balcone posto sopra l’ingresso è siglata con lo stemma dei Mandelli.
L’atrio, di pianta rettangolare, è il più vasto tra quelli dei palazzi piacentini e si annuncia attraverso un complesso gioco di alte colonne binate, con alto stilobate che reggono le volte costolonate e stuccate. Da un piccolo vano rettangolare si accede al cortile d’onore.
Sulla destra si apre lo scalone nobile a due rampe parallele, separate da una balaustra in marmo pregiato scuro in un arioso vano con una doppia serie di finestrature con ricche cornici e cimase rococò, che costituisce uno degli ambienti meglio conservati dell’edificio. Il palazzo, progettato da Gian Andrea Boldrini e costruito da Francesco Tomba, padre di Lotario, tra il 1745 e il 1755; estintasi nel 1827 la dinastia con Bernardino Mandelli, filantropo e grande benefattore degli Ospizi Civili, divenne sede ducale di Maria Luigia nel 1831 con trasferimento del governo da Parma a Piacenza per un semestre e poi sede della Prefettura nei primi anni dell’unità italiana.
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