La basilica di San Michele Maggiore, è un capolavoro di stile romanico lombardo, risalente ai secoli XI e XII.
Una prima chiesa dedicata a san Michele Arcangelo fu costruita originariamente sul luogo della cappella del Palazzo Reale nel periodo longobardo grazie anche ai monaci di san Colombano di Bobbio (a questo periodo risale la parte inferiore del campanile), ma fu distrutta da un incendio nel 1004. La costruzione attuale iniziò verso la fine dell'XI secolo (a cui risalgono la cripta, il coro e i transetti) e fu completata nel 1155 (con una interruzione dovuta al grande terremoto del 3 gennaio 1117). Le volte della navata centrale, originariamente dotata di due campate a crociera grossolanamente quadrate (o, secondo alcuni storici, con volta cupolata su modello delle basiliche romanico-bizantine come San Marco a Venezia), furono ricostruite nel 1489 da Marzia, con uno schema di quattro campate rettangolari, tali da garantire una migliore efficienza statica del complesso architettonico.
La basilica di San Michele è considerata il prototipo delle numerose chiese medievali che può vantare Pavia, le più famose delle quali sono San Pietro in coelo aureo e San Teodoro. Tuttavia, San Michele si discosta dalle altre chiese cittadine per l'utilizzo estensivo, sia per quanto riguarda la struttura che le decorazioni, della fragile pietra arenaria color ocra in luogo del cotto, e anche per la particolare conformazione architettonica, che prevede una pianta a croce latina, con un transetto eccezionalmente sviluppato, molto sporgente rispetto al corpo longitudinale del fabbricato, a differenza di quanto accade, per esempio, in San Pietro in Ciel d'Oro, dove il transetto non sporge dal corpo di fabbrica rettangolare della chiesa. Tale transetto, dotato di una propria facciata sul lato settentrionale, di una propria finta abside nel lato opposto e di una volta a botte sostanzialmente diversa dalle volte a crociera delle restanti parti della chiesa, costituisce quasi un corpo autonomo, una seconda chiesa compenetrata a quella principale: una soluzione inedita per quei tempi.
Già le dimensioni della basilica (lunghezza: 55 metri; larghezza al transetto: 38 metri) evidenziano l'importanza di questa parte della struttura. All'incrocio tra navata e transetto si alza l'ardita cupola ottagonale (assai asimmetrica), su pennacchi di tipo lombardo. La basilica ospitò nei secoli fastose cerimonie ed incoronazioni; tra queste si cita l'incoronazione di Federico I Barbarossa, nel 1155.
La pianta a croce latina presenta una suddivisione in tre navate, a ciascuna delle quali corrisponde un portone sulla facciata. La navata centrale è larga il doppio delle laterali. Il transetto presenta una propria facciata con tanto di portale d'accesso, situato sul lato nord. Tale facciata è sostanzialmente differente da quella principale, in quanto meno ricca di dettagli, ma dispone di una propria ampia piazzetta indipendente in funzione di sagrato.
La navata maggiore, è scandita in due campate (quelle laterali in quattro), comprese da volte a crociera con costoloni, sorrette da possenti pilastri. Sul transetto si eleva una cupola di discrete dimensioni, la cui volta raggiunge internamente un'altezza di circa 30 metri. Le navatelle laterali sono sovrastate da matronei, che, oltre ad avere una funzione formale, svolgono un preciso compito statico: creare cioè forze laterali che si contrappongano e arginino la pressione delle volte della navata centrale. Le quattro cappelle rettangolari che si aprono a coppie, in corrispondenza della seconda e terza campata delle navate laterali, sono un'aggiunta molto più tarda. Sotto l'abside, che presenta un grande affresco cinquecentesco, troviamo l'altare, risalente al 1383 e recante i resti dei santi Ennodio ed Eleucadio. Sotto di esso si apre la cripta. I muri sono molto solidi, soprattutto all'esterno, rinforzati da contrafforti in muratura che respingono la pressione delle volte.
La facciata presenta un lineare profilo a capanna del tipo a "a vento"( cioè più alta del tetto della navata centrale), impreziosito lungo gli spioventi da una loggetta di ventun arcatelle. I contrafforti sono costituiti da pilastri a fascio che scandiscono verticalmente la superficie. La facciata è adornata con un folto repertorio di sculture di arenaria, a tema sacro ma anche profano, di grande bellezza e suggestione, ma oggi vistosamente deteriorate dalla corrosione dovuta agli agenti atmosferici, nonostante i numerosi programmi di restauro conservativo avviati negli ultimi decenni. Fra queste San Michele arcangelo e il drago, Annunciazione, Madonna col Bambino e quelle presenti sul portale.
Sulla facciata si aprono cinque piccole bifore, tre monofore e una croce compresa tra due oculi. Tale disposizione è una ricostruzione ottocentesca: fino a quel periodo, era presente infatti un grosso finestrone circolare, certamente non originale, eliminato appunto per riportare la facciata alla configurazione originaria. Vi sono fasce orizzontali scolpite a bassorilievo, raffiguranti intrecci di esseri umani, animali e creature mostruose.
Il pluteo è decorato con motivi ispirati al mondo vegetale.
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