Uno dei tre più importanti cimiteri monumentali del mondo insieme al Père Lachaise di Parigi e alla Recoleta di Buenos Aires: questo è Staglieno. Giustamente è stato definito un museo dell'arte borghese tra XIX e XX secolo. È un luogo pieno di un fascino particolare dove la morte non ha nulla di macabro, piuttosto diventa l’alibi per celebrare l’arte e la vita, la vita “ben vissuta” secondo i canoni morali, religiosi, etici ed estetici della borghesia imprenditoriale della Genova di cento-centocinquant’anni fa. Le memorie pubbliche e private dei defunti e delle loro famiglie si confondono con l’ambiente naturale e artistico profondamente romantico, dove architettura, natura e storia si intrecciano indistricabilmente. Tutti i linguaggi artistici da metà XIX secolo a oggi sono rappresentati:neoclassicismo, realismo, simbolismo, liberty, déco, e a realizzare l’affascinante statuaria del cimitero si sono cimentati i massimi esponenti della scultura italiana delle diverse epoche e dei diversi stili: Santo Varni, Giulio Monteverde, Lorenzo Orengo e Leonardo Bistolfi sono solo alcuni nomi. Vi sono sepolte alcune celebrità genovesi, da Giuseppe Mazzini a Gilberto Govi a Fabrizio De Andrè e altri personaggi che furono meno celebri da vivi ma sono divenuti noti qui, come Caterina Campodonico, una venditrice ambulante che a fine Ottocento impiegò il denaro guadagnato vendendo ciambelle e noccioline per far scolpire, ancora in vita, la sua statua in grandezza naturale.
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